martedì 11 ottobre 2011

Jorge Luis Borges / Poema dei doni

Non posso/voglio commentarla, ve la lascio così:

Non degradi a lamenti né a rimbrotti
nessuno l'indiscussa valentìa
d'Iddio  che con mirabile ironia
mi ripartì libri e incessanti notti.

Mise in balìa questo feudo libresco
di occhi senza luce, cui è concesso
soltanto in biblioteche di un fiabesco
sogno lambire il frasario sconnesso

delle albe alla lor brama. Invano onusti
pròdiga il giorno a quegli occhi i suoi scritti,
ardui come ardui i manoscritti
che in Alessandria furono combusti.

Di fame e sete (narra una storia greca)
languisce un re fra zampilli e giardini;
io senza mèta arrovello i confini
di questa immane biblioteca cieca.

Mappe, enciclopedie, l'oriente
e l'occidente, regesti, dinastie,
simboli, cosmi e cosmogonìe
offrono le pareti, inutilmente.

Nel mio buiore la cava penombra
lento frugo col bàcolo indeciso,
io che mi figuravo il Paradiso
come una immensa biblioteca ingombra.

Qualcosa che per certo non risiede
nel vocabolo azzardo alle infinite
cose sovrasta; e altri fu in sbiadite
sere altresì di libri e ombre erede.

Al deambular fra quei lenti scaffali
presumo con un vago sacro orrore
d'esser altro, il defunto, esecutore
d'identiche movenze in giorni uguali.

Qual dei due scrive mai questo poema
di un io plurale e di una ombra sola?
Che importa del mio nome la parola
se indiviso e ben uono è l'anatema?

Groussac o Borges, miro questo mio
caro mondo che si deforma e smaga
in una pallida cinigia vaga
che s'apparenta al sogno e all'oblìo.

8 colpacci:

Babilonia di realtà onirica.

borges un mito da leggere con calma e passione

Grazie a voi di leggerla / ri-leggerla ...

Ciao. Sono José, scrivo da Buenos Aires e più precisamente dal quartiere di Palermo (a pochi isolati dalla casa storica di J.L.B.). Ringraziando la pubblicazione del poema pongo un piccolo quesito ai lettori riguardo a questa ed altre simili traduzioni: mi domando se il lodevole ed impegnativo intento di conservare la concordanza sonora e metrica della rima non possa in qualche debilitare la ripresa del senso originale con le sue sfumature e connotati. In questo caso in particolare, mi sembra che la forma un po' capricciosa che assume la traduzione non riporti al lettore il finissimo sarcasmo e la coraggiosa onestá intelettuale che emana dal testo originale.
Purtroppo nel mio limitato vocabolario italiano non avrei modo di proporre una versione alternativa.
Di nuovo, grazie. Un abbraccio dal emisfero sud.

Ciao. Sono José, scrivo da Buenos Aires e più precisamente dal quartiere di Palermo (a pochi isolati dalla casa storica di J.L.B.). Ringraziando la pubblicazione del poema pongo un piccolo quesito ai lettori riguardo a questa ed altre simili traduzioni: mi domando se il lodevole ed impegnativo intento di conservare la concordanza sonora e metrica della rima non possa in qualche debilitare la ripresa del senso originale con le sue sfumature e connotati. In questo caso in particolare, mi sembra che la forma un po' capricciosa che assume la traduzione non riporta al lettore il finissimo sarcasmo e la coraggiosa onestá intelettuale che emana dal testo originale.
Purtroppo nel mio limitato vocabolario italiano non avrei modo di proporre una versione alternativa. Di nuovo, grazie. Un abbraccio dal emisfero sud.

Nel commento anteriore -aimé, erroneamente inviato due volte- dicevo di non sentirmela di proporre una traduzione alternativa del poema citato. Ci provo con quest'altro poema di Borges rispettando la forma di sonetto e le maiuscole a capo di verso come nell'originale (spero non sia troppo lungo per un post). José.


LA PIOGGIA

Bruscamente il pomeriggio si è schiarito
Perché gia cade la pioggia minuziosa.
Cade o cadde. La pioggia è una cosa
Che indubbiamente avviene nel passato.

Chi la ode cadere ha ritrovato
Il tempo in cui la fortunata sorte
Gli riveló un fiore chiamato rosa
Ed il curioso colore del vermiglio

Questa pioggia che accieca i cristalli
Rallegrerà in sperdute periferie
Le uve nere di una vite in certo

Patio che gia non esiste. Il bagnato
Pomeriggio mi riporta la voce, la voce desiderata
Di mio padre che ritorna e che non è morto

José, intanto grazie per il tuo primo intervento e per la riflessione che suggerisci sulla traduzione. Mi propongo, a settembre quando avrò il tempo di fermarmi qui, di riprendere il discorso.
E grazie per la bella traduzione che hai voluto regalarci.
Sei il benvenuto! (circa la "lungaggine" del post, non preoccuparti, al più leggiamo a puntate:)
hasta pronto, un abrazo!
Aria

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